martedì 8 aprile 2008

La campagna inutile

Una campagna elettorale così piatta non si vedeva da anni. Forse nemmeno durante la guerra fredda, quando, a causa del cosiddetto fattore k, non era in discussione chi avrebbe vinto ma con che margine e quanto sarebbero riusciti a portar a casa gli alleati. I ultimi sondaggi parlano di un certo margine a favore di un candidato. Dai sette ai dieci punti percentuali. Dati incoraggianti, ma forse non decisivi. Perché se alla Camera il discorso sembra essere chiuso da tempo, al Senato, dove il premio di maggioranza viene assegnato su base regionale, i calcoli sono più difficili da effettuare. Dieci, quindici senatori di differenza potranno bastare a governare il Paese ma non certo a fare quelle riforme indispensabili per garantire un futuro ai giovani. Argomento centrale, in assoluto il più importante, assai più determinante delle pensioni, della giustizia e della tassazione degli straordinari. Perché sono i giovani che muovono l’economia di un Paese. I grandi assenti di questa campagna elettorale. Se ne parla poco e a sproposito. Soprattutto da parte degli unici due candidati che abbiano reali e concrete possibilità di vincere. Perché, se nel programma del Pd si ricorda come “non è possibile garantire stabilità ai singoli posti di lavoro, ma si può garantire continuità all’occupazione”, in quello del Pdl si sottolinea come sia indispensabile approvare “norme e regolamenti pubblici che attivino la mobilità sociale per stimolare l'utilizzo delle energie umane potenziali, moltiplicare le opportunità e sfuggire al precariato”. Nessuno ricorda come sia stato tradito lo spirito della legge Biagi. Che non va abolita, pena il ritorno massiccio al nero. Ma va regolamentata. Anzi, va applicata. Il contratto a progetto va pagato più quello a tempo indeterminato, perché dà meno garanzie. E non può essere rinnovato più di due volte. Fin quando questo tema non sarà il Tema, non ci si può sorprendere che i guardino ai politici come ad una casta inutile e dannosa.

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